mercoledì 24 dicembre 2014

I miei auguri più affettuosi per il Natale e il nuovo anno 2015

Carissimi amici , desidero fare a voi tutti i miei auguri più affettuosi per il Natale e il nuovo anno 2015 ringraziandovi del calore e dell'amicizia che mi avete donato. Non certo con animo lieto saluto l'anno che sta morendo: le ingiustizie sociali si sono acuite e i diritti civili sempre più violati a scapito dei più deboli. La politica è ancora condizionata da chi ha il peso maggiore di questa crisi e tenta riforme eversive della Costituzione . La maggioranza anziché pensare al bene comune , difende i privilegi di pochi garantendo, con leggi fasciste del 1930, l'impunità di corrotti e corruttori, criminalizzando chi difende la vita e l'ambiente. La situazione sociale è intollerabile; vi è una parte del nostro popolo, la maggioranza – che va dall'operaio al professore, dall'impiegato all'esodato, dal disoccupato al pensionato, dallo studente al piccolo e medio imprenditore- costretta a sopportare tutto il peso della crisi. E un'altra parte ha più di quanto abbisogni e rifiuta non solo di accettare sacrifici , ma specula sulla crisi per aumentare il proprio benessere, rendendo più penoso il sacrificio della maggioranza. Ora è ingenuo pensare di superare l'angustia di meschini interessi con il consenso dei privilegiati . Ricordiamo quanto disse Aldo Moro; la resistenza nella difesa di ingiusti privilegi deve essere contrastata con tenacia per avere una società più giusta. “Io penso che la città, se tutta quanta è prospera, arreca ai cittadini più vantaggi che se fosse fortunata in ciascuno dei suoi cittadini, ma andasse in rovina nel suo complesso”(Tucidide II ) E' ciò che dimenticano coloro che che vogliono costruire la propria fortuna mantenendo gli altri nel bisogno. Bisogna avere la consapevolezza che “nessuno tra i cittadini deve ritenere di appartenere a se stesso, ma tutti allo Stato, perchè ciascuno è parte dello Stato e la cura di ciascuna parte deve tener conto della cura del tutto” ( Aristotele politica VIII)
Non possiamo più accettare l'assenza di molti giovani dalla vita sociale e politica , la loro indifferenza, la mancanza di ideali, il loro scetticismo. C'è un'enorme moltitudine lontana da ogni ideale, da ogni umana passione, da ogni speranza. Ciò è responsabilità di politici , me compreso , per non avere saputo creare le condizioni perché la speranza apparisse concreta e fosse giusto credere negli ideali di eguaglianza dei diritti sociali. Tuttavia non possiamo arrenderci . Bisogna agire per recuperare la forza vitale dei milioni di giovani, il loro slancio di energie, il loro spirito di giovinezza, il loro amore per la vita e la solidarietà , instillando in loro la passione per la politica e la fiducia di realizzare quel continuo ricambio attraverso il quale si verifica senza posa , nelle vere democrazie,il rinnovamento della classe politica dirigente, che non rimanga una casta chiusa, come è oggi, ma è la espressione aperta e mutevole delle forze più giovani e meritevoli della società. Un abbraccio a tutti voi con umiltà e amore

Gli attentati contro la linea ferroviaria Firenze Bologna sono atti della strategia della tensione per criminalizzare i movimenti No Tav

Cari amici, da ex magistrato che si è occupato di terrorismo di ogni genere, voglio informare gli italiani che gli attentati contro la linea ferroviaria Firenze Bologna, sono atti gravi ma non sono opera dei No Tav, ma atti della strategia della tensione per criminalizzare i movimenti No Tav e reagire alle inchieste della magistratura di Firenze e di Torino che sta indagando su gravi delitti attribuiti nelle ordinanze di custodia cautelare a funzionari ministeriali , funzionari delle stazioni appaltanti, esponenti del crimine organizzato e appaltatori.

martedì 23 dicembre 2014

Documento esemplare preparato dall'avv Felice Besostri

Cari amici,
richiamo la vostra attenzione sul  documento esemplare preparato dall'avv  Felice Besostri, grande costituzionalista e  demolitore del porcellum, in difesa della Costituzione , documento  da conoscere nel momento in cui  il Presidente Renzi prepara l'assalto finale alla nostra Carta fondamentale con la orrenda  legge Italicum e la  revisione  del Senato. E nel momento in cui il Presidente della Repubblica , anzichè  difendere la Costituzione con disciplina e onore  (art 54 ), avendo prestato   giuramento di "fedeltà  alla Repubblica e di osservanza della Costituzione", sostiene "bicameralismo passo falso dei costituenti".
Besostri dice che "paradossalmente la vicenda dell'Italicum (approvato solo dalla Camera) illustra i meriti” del bicameralismo: ci fosse stata una sola Camera dovevano prendere la decisione di trattare in sequenza  la revisione costituzionale e la legge elettorale, decidendo quale fosse prioritaria.  Grazie alle due Camere  si può lavorare in parallelo ed essere incuranti della logica costituzionale, ma unicamente  di quella della politica contingente e degli umori dei soggetti politici in campo e di quelli istituzionali, in primo luogo il Presidente della Repubblica.
Cari amici , questo è un passaggio fondamentale della democrazia e che dobbiamo essere tutti presenti  e  consapevoli.
Ferdinando Imposimato


La difesa dell’ordinamento democratico e costituzionale:
PASSARE DALLE PAROLE AI FATTI
L’attenzione preoccupata per i procedimenti legislativi in corso, che sarebbe improprio chiamare di riforma costituzionale ed elettorale, si è concentrata sulla revisione costituzionale all’esame della Camera, dopo essere stata approvata in tutta fretta e con sviste clamorose dal Senato nell’agosto di quest’anno, e sulla legge elettorale conosciuta come Italikum( è un mio vezzo sostituire la c con la k )all’esame del Senato dopo essere stata approvata dalla Camera, che  aveva pensato solo a se stessa salvando la sua composizione di 630 membri.  Del tutto paradossalmente la vicenda illustra i “meriti” del bicameralismo: ci fosse stata una sola Camera dovevano prendere la decisione di trattare in sequenza  la revisione costituzionale e la legge elettorale, decidendo quale fosse prioritaria. Secondo logica la revisione costituzionale dovrebbe avere la precedenza, solo a Costituzione variata si giustifica una legge che riserva l’elezione diretta alla sola Camera dei deputati. Grazie alle due Camere, invece, si può lavorare in parallelo ed essere incuranti della logica costituzionale, ma unicamente  di quella della politica contingente e degli umori dei soggetti politici in campo e di quelli istituzionali, in primo luogo il Presidente della Repubblica.
Chiaramente quei due provvedimenti scardinano il nostro ordinamento costituzionale, eliminando di fatto i contrappesi e diminuendo le stesse garanzie costituzionali rappresentate dalla Corte Costituzionale e da una Presidenza come configurata dalla Costituzione. Con il premio di maggioranza e le soglie di accesso (la cui compresenza già provoca di per sé  una pesante distorsione dell’uguaglianza del voto e quindi della rappresentanza), la sproporzione numerica tra Camera(630) e Senato(100) assicura ad una forza politica  di maggioranza relativa, per di più ottenuta con  una decrescente partecipazione elettorale,  l’elezione del Presidente, dei membri laici del CSM e di 3 membri della Consulta. Ma il nuovo ordinamento si sta preparando da tempo attraverso una serie di norme, che sono apparentemente slegate tra loro e che non hanno suscitato opposizione della stessa intensità e non hanno coinvolto le associazioni o forze politiche e le personalità, che si oppongono alla revisione costituzionale e alla legge elettorale in itinere.
Una legge ha già esplicato i suoi effetti nell’indifferenza dell’opinione pubblica e delle forze politiche , anche quelle all’opposizione nel Parlamento od anche non rappresentate. Si è votato in 64 province, sì quell’ente locale territoriale che doveva essere soppresso e che nell’attesa erano stati raggruppati  e nelle città metropolitane continentali  con l’esclusione di Reggio Calabria e Venezia.  
Le elezioni non si sono  svolte nelle province di Imperia, Viterbo , L'Aquila e Caserta (scadenza mandato: primavera 2015) e nelle province di Vercelli, Mantova, Pavia, Treviso, Ravenna, Lucca, Macerata e Campobasso (scadenza mandato: primavera 2016). In ben 18 province su 64, il 28,13%, vi era un unico candidato presidente e in alcune province addirittura una lista unica con un numero di candidati  pari ai posti. Allego un prospetto delle elezioni provinciali che da immediato conto del degrado politico, che è frutto diretto delle elezioni di Presidenti di Provincia e Consiglio Provinciale con un sistema di secondo grado, in difformità dagli artt. 48 e 51  Cost., con elettorato attivo e passivo riservato ai sindaci e consiglieri comunali della Provincia e, solo per questa volta, con elettorato passivo esteso ai componenti del Consiglio Provinciale uscente, se non commissariato. Con le elezioni di secondo grado si evita l’incertezza di un premio di maggioranza a rischio di costituzionalità e che al massimo consente di sapere chi governerà La sera delle elezioni. Con le elezioni di secondo grado e un corpo elettorale ristretto si può conoscere chi vincerà la sera prima delle elezioni!! .
Le elezioni provinciali impugnate sono state quelle della Regione a statuto speciale del Friuli V. G. con l’effetto di ottenere un’ordinanza, la n. 495/2014, del TAR Friuli V.G. di rinvio in Corte Costituzionale  della legge regionale ricalcata sulla l.n. 56/2014, la cosiddetta Del Rio, e quella di Avellino. Sono state impugnate anche le “elezioni” delle Città Metropolitane di Napoli e Milano e probabilmente Torino. Ci sono in corso, cioè già radicate delle azioni contro le province di Como e Monza Brianza, ma senza impugnare i risultati, ma come azioni di accertamento, sul modello usato per il porcellum e replicato con successo ( ordinanze di rinvio alla Corte Costituzionale dei Tribunali civili di Venezia, Cagliari e Trieste ) per le legge n. 18/1979, per l del diritto dei cittadini elettori di eleggere gli organi provinciali. Iniziative analoghe sono in gestazione in Toscana.  Corre l’obbligo di segnalare che al contrario il TAR di Palermo (sent. n. 17/2014) ha legittimato la costituzionalità di una elezione di secondo grado previsto  dalla legge siciliana per l’elezione delle Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina.
In previsione  della elezione in secondo grado del Senato, si è accentuata la deriva maggioritaria delle leggi elettorali, regionali, si  veda ad esempio la Lombardia, la Sardegna, la Calabria e da ultimo la Toscana. Il principio del premio di maggioranza dato in base ai voti del candidato Presidente, per il quale è ammesso il voto disgiunto, ad esclusivo beneficio delle liste a lui collegate senza una soglia minima di consenso, a differenza delle elezioni municipali e dei principi ex sentenza n. 1/2014 della Corte Cost,. è già stata rinviato alla Consulta dal TAR Lombardia Milano, sez. III con ordinanza n. 2261/2013 ed è in attesa della fissazione d’udienza. Preso il Tribunale civile di Napoli è pendente un ricorso di accertamento del diritto di voto in modo conforme alla costituzione avverso alla legge elettorale campana. Una decisione analoga è imminente per la Toscana, mentre l’inerzia degli sconfitti  nelle ragionali calabresi, non consentirà di sollevare la questione di costituzionalità in sede di impugnazione ex art. 130 C. p.a. delle recenti elezioni.
A fronte di questa situazione  non è più tempo di appelli, ma di dare inizio ad una situazione sistematica di contrasto, cioè di intraprendere azioni finalizzate ad ottenere un controllo di costituzionalità sulle leggi elettorali prima che siano applicate e si svolgano elezioni  con leggi di sospetta costituzionalità ovvero impugnando la proclamazione degli esiti di processi elettorali  svolti con leggi di dubbia costituzionalità. Non è possibile che un’azione di questa ampiezza sia lasciata alla spontaneità creativa di qualche avvocato democratico e dipendere da sensibilità locali di persone che decidano di figurare come attori/ricorrenti. Bisogna trovare ruoli per tutti quelli che condividono le apprensioni per la saldezza del quadro costituzionale democratico, gli equilibri tra gli organi ai vertici delle istituzioni, per la rappresentanza politica dei cittadini sia come persone, che come associazioni, movimenti, sindacati e partiti.
Si tratta di prendere decisioni politiche per passare dai proclami ai fatti.
Milano 14/12/2014
Felice Besostri
P.S. Gli Avvocati che vogliono impegnarsi ad essere punto di riferimento nelle varie Province e Regioni segnalino la loro disponibilità a fc.besostri@libero.it

domenica 21 dicembre 2014

La legge sulla stabilità del 20 dicembre 2014. Inerzia inquietante nel ridurre la diseguaglianza sociale. Arricchimento di pochi percettori e distributori di tangenti

Col voto di fiducia al Senato sulla legge di stabilità, il Presidente Piero Grasso ha violato principi elementari di democrazia, che significa trasparenza e rispetto della opposizione. Egli ha costretto il Senato a votare, senza discutere e senza conoscerne il contenuto , la legge preparata dal Governo.
Di fronte alla drammatica crisi, che colpisce i più bisognosi, Matteo Renzi, ha dimostrato una inerzia inquietante nel ridurre la diseguaglianza sociale, intervenendo nel settore dei privilegi di Camera, Senato e Quirinale, e in quello delle società private che fruiscono del denaro pubblico. Esse sono in Italia la prima causa della corruzione per 70 miliardi di euro che gravano sui lavoratori , sui disoccupati e sui giovani . Appare assurdo considerare private società in cui il socio pubblico, lo Stato, detiene la totalità o maggioranza del capitale sociale. Si tratta di un fiume di euro che potrebbe salvare il Paese dalla drammatica crisi che vive da anni.
Il Governo Renzi doveva procedere, con la manovra , alla soppressione o riduzione delle 30.000 società partecipate di Regioni, Province e Comuni . Il cui scopo è l'arricchimento di pochi percettori e distributori di tangenti e la creazione di migliaia di posti di lavoro per parenti, amici, amanti e clienti. Esse impediscono ai più meritevoli di accedere alla Pubblica Amministrazione a causa della sistematica soppressione dei concorsi pubblici.
La legge sulla stabilità, col voto del Senato, del 20 dicembre 2014, ha sancito il principio che i sussidi alla società pubbliche non si possono tagliare. Nonostante siano ingiusta sottrazione di risorse ai cittadini, meri regali o scandalosi furti ai bisognosi. Dei circa 33 miliardi di euro versati dallo Stato alle aziende , 30 sono finiti a società pubbliche , come TAV, FFSS, Expo, Mose, etc, per fare risultare sostenibili bilanci che altrimenti sarebbero stati in rosso.
Da consulente del Governo Monti, il prof Francesco Giavazzi , un liberale illuminato, propose un taglio di società pubbliche radicale, rifiutato da Monti. Poi è arrivato Matteo Renzi che, nel programma delle primarie del 2013, per la segreteria del partito democratico promise “una riduzione del 20-25% degli investimenti alle imprese pubbliche. Con l'obiettivo di risparmiare 12-16 miliardi di euro”. Ora che aveva la possibilità di mantene l'impegno con la legge di stabilità, è andato nella direzione contraria. Ha rinviato la decisione a data da stabilire; cioè a mai. Nella legge di stabilità sono saltati i tagli di 12-16 miliardi di finanziamenti alle società pubbliche che sarebbero dovuti andare al lavoro, alla scuola e agli esodati. Così resistono i finanziamenti pubblici alle imprese come FFSS, Expo, Tav, Mose, e via di seguito che distorcono la competizione e favoriscono la corruzione e il potenziamento delle organizzazioni criminali.
Il pres Renzi , di fronte allo scandalo gravissimo che ha travolto il comune di Roma e i politici delle larghe intese, propone un testo contro la corruzione insufficiente. Ed anzi contro producente perché rischia di scoraggiare i pochissimi che denunziano i furti di Stato. E' “una manovra contro la corruzione irrisoria , di mera propaganda, ma priva di forza dissuasiva e repressiva. Lo scandalo delle prescrizione è un beneficio ingiustificato per i potenti , mentre i più deboli pagano con pene severe, e gli assassini della salute pubblica sono assolti da crimini contro l'umanità.

venerdì 19 dicembre 2014

I due marò italiani detenuti in India

Contro i due marò italiani detenuti in India, dal 15 febbraio 2012, non è ancora stata formulata un'accusa precisa di concorso in omicidio volontario o altra accusa. Questo viola un principio fondamentale del giusto processo In tutte le convenzioni internazionali si stabilisce il principio che "ogni individuo accusato di un reato ha diritto come minimo alle seguenti garanzie.1) ad essere informato sollecitamente e in modo circostanziato della natura e dei motivi dell'accusa a lui rivolta" ( Patto NY sui diritti civili del 16 dicembre 1966). Questo costituisce un grave abuso, poichè i due accusati non hanno modo di difendersi.

giovedì 18 dicembre 2014

Ricordiamo ai governanti che debbono rispettare sempre la Costituzione

Carissimi amici di Savona, della Toscana , dell'Emilia, del Veneto , della Lobardia, del Piemonte , della Liguria e della Val di Susa, ricordiamo ai governanti che debbono rispettare sempre la Costituzione nell'adottare le leggi e i provvedimenti amministrativi e nel concedere autorizzazioni allo sfruttamento del territorio. Ricordiamo loro il diritto inviolabile dei cittadini e di tutti gli uomini ( art 2) alla tutela del paesaggio, dell'ambiente e del territorio ( art 9 ) e alla tutela della salute il quale è non solo "fondamentale diritto dei cittadini ma interesse della collettività" ( art 32), e diciamo loro che essi debbono osservare quegli articoli con disciplina e onore ( art 54 ), non restando inerti di fronte alle sciagurate iniziative di speculatori e predatori del territorio. Ringraziamo quanti si battono ogni giorno per la difesa di quei diritti Noi non staremo a guardare. Ferdinando Imposimato

martedì 16 dicembre 2014

Non sono queste le priorità di cui ha bisogno il Paese. Come fa il Presidente a non pretendere la prima delle riforme, la soluzione del conflitto di interessi

Non sono d'accordo col Presidente della Repubblica sulle riforme da varare presto: Italicum e nuovo Senato. Non sono queste le priorità di cui ha bisogno il Paese. Il primo obiettivo-lo ribadiamo- è il superamento delle enormi diseguaglianze tra una immensa quantità di cittadini privi di mezzi per soddisfare bisogni vitali e una minoranza che accumula maggiori ricchezze e privilegi. Noi vogliamo la effettiva eguaglianza dei diritti e delle possibilità degli uomini nella vita sociale, che non abbia più settori marginali. La resistenza a questa espansione dei diritti da parte delle caste privilegiate è forte e richiede un intervento deciso della opposizione che renda possibili le rinunce ai privilegi e realizzi l'estensione dei diritti e l'espansione vitale della società.. Ma come fa il presidente della Repubblica a sorvolare sul perdurante sperpero di risorse da parte delle società pubbliche. Dei 33 miliardi versati dallo Stato alle imprese , 30 sono andati alle società partecipate, per riequilibrare i loro bilanci fallimentari. Eppure il pres Renzi aveva promesso nel 2013 una riduzione di questa ingiusta beneficenza alle varie TAV, Expo, Mose , FFSS, Ama, Eni, e via di seguito. Sono queste le riforme che servono. Quei 30 miliardi servono alla scuola, al lavoro, alle pensioni, alle case ai servizi sociali. Ed invece nulla di tutto questo. Ma come fa il Presidente della Repubblica a tollerare che 30.000 società partecipate volute da Regioni, Province e Comuni , vivano con i soldi pubblici, senza controlli della spesa. Lo scopo di queste società è la creazione di migliaia di posti per parenti, amici e clienti. Esse impediscono ai più meritevoli di accedere alla Pubblica Amministrazione a causa della sistematica soppressione dei concorsi pubblici. Come fa il Presidente a non pretendere la prima delle riforme, la soluzione del conflitto di interessi, che investe la essenza stessa della democrazia, con la presenza in Parlamento di soggetti che versano il palese conflitto di interessi denunziato dalla opposizione e di un ex Presidente del Consiglio che detiene tre TV private con cui disinforma ogni giorno i cittadini su ogni affare pubblico e privato , concedendo enormi vantaggi nelle competizioni elettorali. Il conflitto di interessi viola il principio costituzionale della uguaglianza di tutti i cittadini nell'accesso alle cariche elettive stabilito dagli art 3 e 51 della Costituzione . Perché democrazia vuol dire competizione alla pari tra i partecipanti alla contesa elettorale. Ci sono giovani , donne e lavoratori che, per qualità e ingegno, possono dare in Parlamento un contributo fondamentale alla soluzione della crisi gravissima in cui versa il Paese , costretti a vivere ai margini. A loro va il mio pensiero solidale

domenica 14 dicembre 2014

OLIMPIADI DI ROMA 2024? Una follia



Il Sindaco Marino,  ignorando il sacco di Roma che  sta distruggendo la città eterna,  vuole  la candidatura di Roma alle olimpiadi 2024,  “ non una competizione in Italia, ma tra l’Italia e il resto del mondo” per  “farci sentire orgogliosi di portare un evento così importante nel nostro paese”. Marino raccoglie l'appello di  Giovanni  Malagò e  del  Pres Renzi, che usano  le Olimpiadi come  specchietto per gli allocchi e per la speculazione selvaggia alle spalle dei cittadini.  Diciamo “No alle Olimpiadi romane”  evocando il monito di Pietro Mennea  mitico vincitore e recordman  dei 200 metri che rilasciò questa intervista il 9 ottobre 2011

 Perché una città e un Paese   chiedono   di ospitare   i  Giochi Olimpici?
Un Paese civile, governato da una classe dirigente responsabile, quando vi è un’economia stagnante il cui PIL è del + 1%  ( oggi siamo in recessione) non dovrebbe chiedere mai la candidatura alle Olimpiadi.  Soprattutto  una città come Roma, che non ha i conti pubblici in ordine,  ha una situazione debitoria molto elevata. Per l’Italia con uno dei più alti debiti pubblici al mondo- quello italiano è il terzo debito pubblico del mondo-  con  1 miliardo e 900 milioni di euro e cresce a ritmi del 4%-  non appare opportuno affrontare questo genere di eventi.  Questi  eventi  durano  quindici giorni. Una volta terminati, lasciano solo costi e oneri infiniti a carico della città e del Paese che li organizza. Stiamo pagando la gestione degli impianti per i Giochi invernali di Torino, mentre la Grecia è nella drammatica crisi  economica anche per le Olimpiadi del 2004».

 Lei è convinto che le Olimpiadi non farebbero bene a Roma?
Nella storia delle Olimpiadi, dal 1896  in poi , ogni paese organizzatore ha dovuto affrontare una recessione cronica, fatta eccezione per l’Olimpiadi di Atlanta,  perché erano stati costruiti pochi impianti. Negli altri  casi l’economia del paese subito dopo è entrata in crisi.

 Può farci qualche esempio?
A partire dai Giochi Olimpici di Melbourne 1956, Tokyo 1964, Los Angeles 1984, Seoul 1988, l’economia nazionale dopo le Olimpiadi ha avuto una brusca frenata.
Dopo le Olimpiadi di Barcellona 1992, in Spagna si è avuta  una forte recessione.
Anche la Cina, che vanta la più ricca economia mondiale, dopo i Giochi del 2008 ha subito una lieve recessione e oggi molti degli impianti costruiti sono usati per altri scopi perché i costi di gestione risultano  insostenibili.

I cittadini francesi, per aver organizzato i Giochi invernali di Grenoble 1968, hanno terminato di pagare una tassa maggiorata, trent’anni dopo, cioè nel 1998.
Per quelli di Sidney i cittadini australiani stanno ancora pagando la gestione degli impianti, mentre in Grecia, la maggior parte dei 21 impianti costruiti non è più funzionante oppure sono soggetti a un forte degrado. Anche i  tedeschi e canadesi, che hanno ospitato le Olimpiadi di Monaco 1972 e Montreal  1976, hanno finito di pagare la tassa per i Giochi nel 2005. Ed è  qui il problema,  finché queste strutture non sono smantellate, bisogna  continuare a pagare le altissime spese di gestione.

 I Giochi non  influiscono  positivamente sull’economia del Paese?
Uno studio della Commissione cultura e sport  presentato alla Camera dei Comuni di Londra nel 2007, ha dimostrato che queste strutture sono uno spreco di denaro;  e che «nessun Paese che ha ospitato i Giochi Olimpici è riuscito a dimostrare il beneficio diretto dell’organizzazione dell’evento e dell’usufrutto delle strutture».

Quanto  si dovrà  investire  se Roma ospiterà  l’evento?
Si parla di dodici miliardi di euro  ma sono sicuro che, nel caso in cui Roma dovesse davvero ospitare la manifestazione, alla fine la cifra aumenterà notevolmente.
Per l’eventuale Olimpiade a Roma nel 2020,  l’investimento pubblico dovrebbe essere di quattro miliardi e il resto sarebbe affidato ai privati, ma non sarà così perché i privati non hanno né la possibilità né la voglia di spendere cifre così alte, soprattutto in questa fase di crisi economica generale ( come è accaduto per la TAV e altre opere pubbliche).

 Ma quali sono i vantaggi che si  ricavano  dalle Olimpiadi?
con le Olimpiadi la parola d’ordine è “costruire”  sfruttando i fondi pubblici. Nonostante il parere di politici e media,  pronti a giustificare i costi con le positive ricadute sul turismo e sull’immagine internazionale, la maggior parte di impianti, strade, stadi, viene realizzata con fondi pubblici pilotati da pochi soggetti chiave che gestiscono l’evento. Nessuno  riconosce che dopo le Olimpiadi vi sia stato maggiore occupazione Quindi la risposta è: guadagno privato con investimento pubblico. Le Olimpiadi hanno perso il valore sportivo , si tratta solo di business, che fa comodo  a chi organizza l’evento, non a chi lo ospita e ai cittadini.

Lei è contrario allo svolgimento delle Olimpiadi?
Uno come me che ha disputato 5 edizioni delle Olimpiadi e ha sempre creduto nei veri valori dell’Olimpismo, non può mai essere contrario ai Giochi Olimpici, anzi io da sempre mi batto e lavoro affinché si affermano Olimpiadi quelle vere, dove  si affermano i diritti degli atleti dove la diffusione del doping sia lottata con iniziative concrete; dove le Olimpiadi non siano solo business economico e che svuotano le casse del Paese che le organizza, anzi devono guardare anche l’aspetto sociale e cioè dovrebbero riconoscere parte dei ricavi alla nazione che ospita l’evento.

Ringrazio Pietro Mennea per averci illuminato su una realtà che sfugge alla nostra percezione. E mi chiedo come sia possibile mantenere per decenni  ai vertici dello sport  affaristi e speculatori, responsabili dello  sperpero del denaro pubblico. Senza rinnovamento dello sport prima  e della politica.

sabato 13 dicembre 2014

Il Disegno di Legge del Pres Renzi fa credere agli ingenui alla lotta alla corruzione che non ci sarà.

Il Disegno di Legge del Pres Renzi è una frode mediante legge;  fa credere agli ingenui alla lotta alla corruzione che non ci sarà. Mancano i rimedi dell'opposizione  pendenti in Parlamento .  Sfuma l'obiettivo  di  dissuadere i disonesti e  recuperare  i 70 miliardi  di euro  di tangenti , accertati da Corte dei Conti e CE. Sottratti  a lavoratori, docenti della scuola pubblica, esodati,  disoccupati , senza casa,  senza reddito e forze dell'ordine. Corrotti e corruttori saranno impuniti. Gli aumenti di pene non verranno mai subiti  perché il ddl non si applica  ai processi in corso, e  non  ci sono i  benefici per chi collabora contro la corruzione. Anziché fare un decreto legge con   proposte  valide , Renzi fa  un ddl propaganda.  Il lavoro alla Camera  e al Senato contro la corruzione da parte  del M5S  è stato ostacolato da potenti  gruppi di pressione  in grado di pilotare le discussioni parlamentari.  La legge  sulle lobbies che contrasta la corruzione , proposta da  Luigi Di Maio, Carlo Sibilia, Riccardo  Fraccaro, Riccardo Nuti , Federico d'Incà  e Giuseppe Brescia , ristagna. Le lobbies la fanno da padroni  anche al Comune di Roma, continuatore dei brogli  della destra. Gli appalti pubblici sono stati  prorogati dal centro sinistra   nonostante le  bocciature della Ragioneria dello Stato. I gruppi di pressione   controllano i partiti , finanziandoli  ,  reclutando  i dirigenti  e  decidendo   la linea  politica. La cooperativa  29 giugno  sostenne il sindaco Marino . Gli appalti senza regole, gli aumenti dei costi a dismisura , le consulenze sono tumori  non  recisi. La legge sulla corruzione  fu  stravolta con emendamenti di deputati della maggioranza che versano in clamorosi  conflitti di interesse.  E sono sub  judice davanti alla giunta delle elezioni. Il Governo  tralasci il ddl sterminato e faccia un decreto legge di pochi articoli  con il taglio delle 8.000 società pubbliche - tra cui Ama, Atac, Mose, Expo, Tav , una legge efficace contro il conflitto di interessi , l'aumento delle pene per concussione fraudolenta,  interruzione  della prescrizione con l'esercizio dell'azione penale o la sentenza di primo grado e benefici per  chi collabora. E dia ai giudici  leggi e risorse per fare  processi  rapidi. Senza pretendere  l'impossibile. Se le leggi restano quelle  del ddl del Governo, l'impunità dei corrotti è certa, ma non per colpa della Procura di Roma o del  Tribunale, che sono , con i cittadini italiani, le vittime delle inerzie e degli inganni  del Governo.


giovedì 11 dicembre 2014

Il Presidente della Repubblica deplora l'antipolitica come “patologia eversiva”

Il Presidente della Repubblica deplora l'antipolitica come “patologia eversiva” criticando in tal modo la doverosa azione dell'opposizione , componente essenziale della democrazia. La pretesa di accrescere il numero di senatori non eletti dal popolo e di conferire maggiori poteri al presidente del Consiglio esautorando il Parlamento con una legge elettorale incostituzionale, va contro il principio di rappresentanza democratica. La vera antipolitica eversiva è quella di chi mantiene in vita un sistema di leggi che assicura ai corrotti dissipatori del pubblico denaro la impunità con pene irrisorie , mentre punisce duramente i ladri dei supermercati, che difende la prescrizione di gravi delitti e vuole una giustizia subalterna. La vera antipolitica è quella che si arricchisce sulla pelle dei cittadini e dei meno abbienti. Sono loro i nemici della democrazia e della eguaglianza dei diritti sociali. L'opposizione, pur con i suoi errori, difende milioni di cittadini senza reddito o con redditi non dignitosi che fanno ricorso a forme di protesta radicale per vedere riconosciute esigenze essenziali di vita. Sono gli sfrattati, i senza casa, i disoccupati, i reietti, i precari, gli esodati, gli studenti, i docenti, le vittime dell’inquinamento, le vittime della distruzione dell'ambiente, e del patrimonio storico e artistico della nazione in Val di Susa e a Firenze. Sono cittadini che hanno rotto il silenzio e l’indifferenza del sistema con azioni di protesta civile contro i privilegi di chi ha sempre di più e sfrutta i deboli . Nella speranza di vedere finalmente attuati quei diritti che la Costituzione definisce inalienabili: il lavoro, la salute, la casa, una retribuzione dignitosa, un ambiente sostenibile, una scuola gratuita, servizi efficienti nel trasporto e nella sanità. Una massa di disperati che reclamano da tempo “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica , economica e sociale” affermati dalla Costituzione. Cittadini, spinti da bisogni estremi, hanno attuato forme di lotta eclatante. In tal modo hanno violato un codice penale non coerente con la Costituzione. Decine di processi pendono in tutta Italia per interruzione di pubblico servizio, invasione, danneggiamento, violenza, blocco stradale, rapina . Per i promotori delle azioni di lotta sociale non vi è indulgenza. Per i reati loro attribuiti, il codice prevede pene severe, sproporzionate . Pene coerenti con gli interessi del momento storico in cui furono concepite: il fascismo. Si tratta di reati che fanno parte di un codice penale figlio di quell’epoca. Mentre occorre ancorarlo ai principi solidaristico sociali sanciti dalla Costituzione. Adeguando le varie fattispecie alla nuova realtà e le sanzioni a nuove esigenze di risocializzazione e a nuove scriminanti. E' questa la vera patologia che il Paese deve curare , non la opposizone che deve esistere e grantisce le minoranze contro la dittatura e gli abusi della maggioranza.

giovedì 4 dicembre 2014

Imposimato su riforma del Titolo V della Costituzione. Camera deputati 4 dicembre 2014




Ringrazio il Presidente di avermi dato questa possibilità e il M5S che mi ha  indicato come esperto.  Ho avuto così modo di percepire la tragedia sommersa  di una riforma  del Titolo V della Costituzione ,  approvata al Senato nell'agosto 2014,  che invece di  arginare lo spreco del danaro pubblico da parte delle Regioni nella sanità, lo farà aumentare a dismisura.  E' una legge che dice una cosa e ne fa un'altra. Come è avvenuto per le leggi contro la  corruzione. 
Siamo, anche grazie alle Regioni, il paese più corrotto d'Europa secondo Transparency 2014. La incidenza negativa delle Regioni  sulla crisi del paese  è stata denunziata dalla Corte dei Conti nelle relazioni sul rendiconto generale dello Stato . La Corte definì la corruzione, una tassa immorale  e occulta pagata dai cittadini, pari a  70  miliardi di euro all'anno. Per la quale è insufficiente la repressione della magistratura  che si limita a prendere atto  di danni già verificati .  Nella classifica della corruzione , tra le prime cinque regioni, ci sono  la Sicilia (13% del totale delle denunzie), la Campania (11,46%) , la Puglia ( 9,44 ), la Calabria (8,19) preceduta dalla Lombardia con il 9,39 del totale delle denunce. A tutto questo si aggiunge l'aumento  della spesa corrente del 4,5% ( aumenti di stipendi e pensioni ). Il sistema  che ha provocato questo collasso sarebbe alimentato dalla legge costituzionale  in discussione alla Camera.
 Il testo vigente prima del 2001 era  chiaro  nel definire la prevalenza dello Stato in alcune materie     « art117. La Regione emana per le seguenti materie norme legislative nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempreché le norme non siano in contrasto con l'interesse nazionale e con quello di altre Regioni: beneficenza pubblica ed assistenza sanitaria ed ospedaliera; istruzione artigiana e professionale e assistenza scolastica; musei e biblioteche di enti locali; urbanistica; turismo ed industria alberghiera; tranvie e linee automobilistiche di interesse regionale; viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse regionale; acque minerali e termali; cave e torbiere; caccia; pesca nelle acque interne; agricoltura e foreste; artigianato. ».
 La riforma del titolo V  del 2001 provocò il caos . E violò  i principi   di  solidarietà ( art 2), unità , indivisibilità ( art 5), e l'equilibrio dei poteri.  Essa  fu aspramente criticata da alcuni costituzionalisti tra cui  Giuliano Vassalli. Che disse Occorrerebbe  riformare il Titolo V  della Costituzione ,  aumentando le competenze esclusive dello Stato , in materia di tutela di salute ,  sicurezza  e  scuola, che con la riforma 2001  sono state affidate alla competenza  concorrente delle Regioni: fatto che ha dato luogo ad una serie di conflitti disgregatori” . Della stessa idea era l'allora on Giorgio Napolitano che  al convegno degli ex parlamentari ,sulla riforma del Senato, concluse   “bisognerebbe  rivedere il titolo V  riformato” che  definì in alcune parti  “orripilante, come l'art 114”. E fece un” appello ai cittadini perché impediscano la promulgazione di una legge di riforma  sconvolgente, contraddittoria, produttrice di conflittualità e di paralisi nei rapporti con le istituzioni.”
Per  Vassalli  fu  voluta  per creare  non solo una pletora di eletti , ma  nuovi centri di potere e di controllo dei fondi  europei e nazionali, e allargare il consenso clientelare .
Oggi: obiettivo  della  Riforma    dovrebbe essere   il ripristino   delle competenze esclusive dello Stato  in materia di tutela della salute che è fondamentale diritto dei cittadini e interesse della collettività (art 32 cost). E invece la legge  accresce i poteri delle Regioni .
Le funzioni  attribuite alla competenza statale esclusiva, nel nuovo  art 117, secondo comma, sono,  per la sanità, 1)  “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali  che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” Tra i diritti civili e sociali  vi è il diritto alla tutela della salute(art 32)  2 )   “ disposizioni generali e comuni per la tutela della salute,  per la sicurezza alimentare e per  la tutela e sicurezza del lavoro”( art  30  ddl   approvato a Senato l'8 agosto 2014  ).
Senonché l' art 117 al 3 comma   restituisce alle regioni poteri maggiori di quelli di oggi . Infatti essa  stabilisce “dotazione infrastrutturale, di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali”. Questa norma    confligge  con  la norma di cui alla lettera m dell'art 117 , che attribuisce  allo Stato in via esclusiva “disposizioni generali e comuni per la tutela  della salute”, che  dovrebbe comprendere “la programmazione  generale  dei servizi sanitari  per tutto il territorio nazionale”  Chi prevarrà? Lo dirà la Consulta!
Per “dotazione infrastrutturale”  s'intende , secondo Zanichelli, la “predisposizione del complesso di mezzi e materiali necessari allo svolgimento del S S”, per “programmazione dei servizi sanitari” si intende “un'attività fondata su calcoli precisi relativamente ai costi e agli obiettivi da raggiungere”. Mentre per “organizzazione  dei servizi sanitari” s'intende “l'attività che corrisponde in maniera sistematica a esigenze di funzionalità e efficienza delle imprese che si occupano dei  SS”.
Si tratta di  emendamento,  introdotto al Senato  su proposta dei  relatori Roberto Calderoli e Anna Finocchiaro,  che nella formulazione originaria del Governo non prevedeva   la dotazione strutturale e la  programmazione , che significano che la spesa la decidono le Regioni. La spesa sarà senza controllo. Essa creerà anche le condizioni per una delegittimazione dello Stato come vuole la Lega  in vista della secessione, obiettivo mai abbandonato.
 In questo modo si amplia il rischio di  conflitti  Stato Regioni che  perpetuano la paralisi legislativa. Ma se la maggioranza sarà di centro destra, i conflitti non verranno sollevati contro le Regioni dissipatrici.  Mentre le Regioni , controllando il Senato attraverso  i loro  eletti , solleveranno  con lo Stato una pletora di vertenze davanti alla Consulta .  Vassalli criticando il Senato  federale approvato  nel 2003, bocciato nel 2006 dal referendum- si annida il pericolo di una grave stasi legislativa,  una riforma   che porterebbe ad aumentare i conflitti. Mentre compito della democrazia è  evitare i conflitti, comporli,   sedarli>>  (  convegno ex parlam nov 2004).     
L'attribuzione del potere di programmazione e organizzazione alle Regioni sarà  fonte di abusi da parte delle Regioni, perché  il Senato della Repubblica, che in realtà sarà Senato delle Regioni,  avrà il  potere di nomina di due giudici costituzionali ( art 135 Cost), che saranno scelti soprattutto dalle Regioni del Nord , preponderanti   su  tutte le altre Regioni d'Italia.
Inoltre nell'attuale formulazione dell'art 117, non risulta chiaro  se, in materia di organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale , lo Stato possa dettare ancora principi  normativi valevoli per l'intero territorio nazionale, aspetto di rilievo nella materia sanitaria. Senonché lo Stato non potrebbe farlo se “la programmazione” e “la organizzazione” restassero di competenza delle singole Regioni, come prevede la legge caos in esame alla Camera. Se l'organizzazione del Servizio Sanitario Regionale  diventa materia di competenza legislativa regionale, anche principi fondamentali dell'attuale organizzazione, di matrice statale, saranno messi in discussione da ogni singola Regione e variamente disciplinati  sul territorio nazionale: ora il sistema si basa su una concessione rilasciata alle strutture pubbliche e private - l'accreditamento, che richiede l'idoneità a svolgere la pubblica funzione - a cui segue  l'assegnazione del budget di spesa per prestazione. Con la formulazione in esame, la legge regionale sembra poter modificare radicalmente il sistema, senza limiti; appare opportuno preservare uno spazio in materia alla legislazione  esclusiva statale e non confinare le possibilità d'intervento a specifici atti repressivi adottati in virtù dell'interesse nazionale.
La soluzione dovrebbe essere il ripristino del titolo V precedente alla devastante riforma Amato. Programmazione e   organizzazione  andrebbero escluse dalla potestà legislativa delle Regioni.

Difesa collettiva della Costituzione contro i demagoghi