domenica 29 settembre 2013

La crisi delle Larghe Intese

Dopo sterminati articoli di sostegno di Eugenio Scalfari al Governo Letta, il quotidiano di De Benedetti ha scelto la linea del pentimento sulla linea politica da sostenere. Ezio Mauro ha denunziato la gravità del richiamo del Colle a « elementari principi di democrazia», segnalato «l'emergenza istituzionale in cui siamo precipitati» E ha ammonito; «bisogna fermare per tempo -istituzioni, opposizioni, intellettuali, giornali- la progressione di un'avventura politica che costruiva se stessa come sciolta dalle leggi, dai controlli, dalle norme stesse della Costituzione; disegna nella pratica abusiva, nel potere illegittimo e nella norma deformata secondo il bisogno». Si tratta di un ravvedimento tardivo espresso con un linguaggio tortuoso che non tiene conto della serie di articoli della stessa Repubblica a sostegno delle larghe intese e quindi di Silvio Berlusconi , che di quelle intese era chiaramente il pilastro. Proseguendo nel suo grido di allarme, Ezio Mauro avverte «ora si vedono i guasti, con la disperata pretesa di unire in un unico fascio tragico i destini di un uomo, del governo, del Parlamento e del Paese, nell'impossibile richiesta di salvare dalla legge un pregiudicato per crimini comuni» (Repubblica 27 settembre 2013). Ma solo oggi Mauro scopre fatti allarmanti che erano noti a tutti, dimenticando che il Governo delle larghe intese ha avviato una riforma eversiva della Carta, con un Presidente del Consiglio che avrebbe il potere di scioglimento della Camera, cioè un potere di ricatto permanente sul Parlamento che sarebbe del tutto delegittimato. Era chiaro a tutti che le Larghe Intese sarebbero durate solo se si fosse garantita l’impunità a vita al Cavaliere; questa condizione non è stata valutata adeguatamente, forse, dai dirigenti del PD, che per sei mesi hanno creduto o hanno sperato invano che una parte del PdL potesse rendersi autonoma da Berlusconi e che, nel caso di impazzimento di quest’ultimo, fosse in grado di assicurare al Governo il sostegno dei parlamentari ragionevoli. E la esortazione di Ezio Mauro a “fermarlo subito” (  il Cavaliere nda) rivolta a tutte le forze che si riconoscono nella Costituzione,  andava rivolta fin da subito   a Eugenio Scalfari e al Presidente d Napolitano, che  hanno voluto il Governo  in cui uno degli alleati era il condannato a 4 anni. Ma ciò che emerge di tutta evidenza è l'assoluta subordinazione dei parlamentari  del PDL al capo, benché definito socialmente pericoloso da un Tribunale della Repubblica. E così i parlamentari del PdL hanno consegnato le  dimissioni ,   nelle mani dei rispettivi capigruppo parlamentari, allo scopo di concorrere con l'ex premier all’ennesimo ricatto contro il Quirinale e Palazzo Chigi: la vita del Governo in cambio di un provvedimento qualsiasi, che eviti a Berlusconi la decadenza dal ruolo di senatore e l'arresto che  segue alla condanna definitiva della Cassazione, pronunciata il 1 agosto. Ricatto che  è stato respinto, in un rigurgito di orgoglio , dal Capo  dello Stato e dal Presidente Letta, perché, qualora  il ricatto avesse l'effetto desiderato di evitare la decadenza, sarebbe la fine  del principio di legalità, cardine della Repubblica; uno Stato può esistere senza benessere non senza giustizia (Aristotele). E dunque il Governo Letta è destinato a  concludere  con una disfatta  la sua vita breve o, nella migliore delle ipotesi, ad andare avanti continuamente sofferente per la spada di Damocle della rottura dell'alleanza  da parte  degli uomini del Cavaliere. E non si dica che la colpa di tutto questo  è del M5S che non ha accettato una alleanza con il PD, poiché non c'erano le condizioni  per un accordo:  il partito democratico ha dimostrato nei fatti di non volere  nessuna riforma che si ispiri al principio di eguaglianza  delle condizioni  dei cittadini , intesa come eguale opportunità di  tutti i cittadini  di fare valere la propria persona nei vari campi dell'attività umana, in modo che  tutti siano «ugualmente forti e stimati», consentendo ai «piccoli di diventare grandi» ( Tocqueville ); né la legge sul conflitto di interessi , né quella  per la riforma fiscale, né quella per le riduzione  dei privilegi della Casta e delle spese per Quirinale, Camera e Senato. Solo così si porrebbero le premesse per la  eguaglianza delle condizioni, che eserciterebbe  «una influenza prodigiosa sull'andamento della società» ( Tocqueville ). Il PD  è andato nella direzione opposta mantenendo gli ingiusti privilegi della Casta, fingendo  riforme sul finanziamento pubblico che  sono state subito accantonate, omettendo di concludere un accordo con la Svizzera per colpire i capitali all'estero , evitando  una riforma fiscale  ispirata a equità e certezza che trasferisca il ricavato delle risorse ricavate dalla imposizione fiscale  dai ricchi ai poveri ,   «contrastando l'accumularsi della ricchezza dei pochi  e la miseria dei molti  che dipendono principalmente dallo sfruttamento imposto con la forza dai primi a danno dei secondi , e facendo prestiti ai poveri in condizioni agevolate per aiutarli ad avviare attività  anche modeste» (Paolo  Sylos Labini)
Ferdinando Imposimato

sabato 28 settembre 2013

Il disegno eversivo dell'ex premier


[28/09/2013] di Ferdinando Imposimato

L'obiettivo di Silvio Berlusconi  è preciso ed è di una gravità inaudita: creare una situazione di ingovernabilità  con le dimissioni in massa dei parlamentari del PDL, non liberi di decidere,  costringere il  Capo dello Stato allo scioglimento  immediato   delle Camere e al  voto anticipato per evitare la decadenza del condannato(sentenza pronunziata da giudici indipendenti, garanzia dei cittadini e non privilegio dei magistrati), e provocare la elezione di un nuovo Parlamento in cui , grazie al controllo monopolistico  delle  TV pubbliche e private , Forza Italia conquisterà la maggioranza assoluta. Questa non voterà  più  la sua decadenza da senatore  ma gli  garantirà la immunità e la  permanenza in eterno sulla scena politica. L'obiettivo successivo è lo stravolgimento della Carta con l'attribuzione di maggiori poteri al premier, tra cui la nomina e la revoca dei Ministri e il potere di scioglimento del Parlamento al Capo del Governo sottraendolo al Presidente della Repubblica. Questi maggiori poteri al  premier  sarebbero  il frutto della  riforma devastante dei cosiddetti saggi nominati dal Colle, che sostengono il disegno di Berlusconi.  Ciò che ci salva da questo piano eversivo  è il fatto che la Costituzione , per nostra fortuna e contro il disegno dei cd  saggi , prevede ancora,  all'art 88, il potere di scioglimento delle Camere al  Capo dello Stato,  contrario alla scioglimento. Mentre  la riforma  voluta dalle larghe intese , sostenute improvvidamente da Eugenio Scalfari e da  Repubblica  ,  salvo resipiscenza tardiva di  Ezio Mauro , trasferisce il potere di scioglimento  al Capo del Governo che potrebbe ridiventare Berlusconi in caso di nuove elezioni. Ipotesi  non remota:  da anni  viene violato l'art 51 della Carta  perché  il maggiore interessato alla riforma, l'ex primo ministro  condannato a 4 anni, controlla tutte le TV , che sono in grado di influenzare il 75 % della popolazione che non legge il web né i giornali. La riforma dei cosiddetti saggi, ignota agli italiani, è identica a quella  approvata dal Governo di centro destra  nel 2003  e  bocciata  dal referendum popolare nel  giugno 2006 .Quella riforma   aumentava  i poteri del Primo Ministro, (potere di revoca dei ministri e di sciogliere  le Camere,  che spetta al Capo dello Stato)  ed era un attacco all'equilibrio dei poteri . Da notare  che presidenti del Consiglio sono stati, per  un trentennio , persone come Giulio Andreotti,   Francesco Cossiga , Silvio Berlusconi e Giuliano Amato, che hanno violato le regole della democrazia, o mantenendo rapporti con Cosa Nostra, o guidando  organizzazioni illegittime, come Gladio,  come  accertò la Commissione stragi di Libero Gualtieri,  o ispirandosi al  presidenzialismo  della P2 di Licio Gelli, o stravolgendo il titolo V che fu all'origine del dilagare della corruzione  e della burocrazia nelle Regioni.  Lo stesso Presidente Napolitano deve riconoscere che la riforma della Carta, da lui  avallata,  sarebbe pericolosa,  e  tornare  allo spirito del   2006, quando bocciò la stessa riforma  assieme alla stragrande maggioranza del popolo italiano. Il 25 novembre 2004,   il Presidente Giorgio  Napolitano ebbe a  dire sulla riforma  prevista dal ddl   2544,  del  17 ottobre 2003  : <<Si può dire che esistano  esigenze di rafforzamento  dei poteri del primo Ministro? Il modo in cui da parte della maggioranza  che ha vinto le elezioni  nel 2001 sono stati esercitati i suoi poteri e il modo in cui li ha  esercitati il Presidente del Consiglio ( Berlusconi nda) ci ha convinto  che noi ci eravamo buttati in un'avventura ? E   ammonì   <<Non sarà facile la battaglia per il rigetto  della riforma costituzionale del centro destra>> ( GNapolitano 25 novembre 2004 associazione  ex parlamentari ) . Il prof Giuliano  Vassalli  mise in evidenza, nella stessa occasione <<l'eccesso  sbalorditivo  di poteri attribuiti al Presidente del Consiglio , nei confronti della camera dei Deputati  i cui membri  verrebbero esposti alla minaccia di scioglimento anticipato>>. Il Pres Napolitano oggi  non può essere a favore di questa riforma  peggiore di  quella . Ignorando che  la modifica  della legge  elettorale dovrebbe essere approvata prima , per avere  rappresentanti eletti  con voto libero, uguale e personale, non scelti dai segretari dei partiti. In difesa della democrazia una è la priorità  indifferibile, di cui il Governo Letta continua a non parlare, con il silenzio dei soloni che si ergono a difesa della Carta: la legge sul conflitto di interessi, per consentire che «tutti i cittadini, uomini e donne, possano accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza»,  diritto che oggi non esiste. Da questa situazione ci salverà il voto del Senato che ratificherà la decadenza  con il concorso  di  M5S ,  PD e  SEL in difesa della democrazia,  come è avvenuto nella giunta , al di là delle alleanze di Governo.

sabato 7 settembre 2013

Imposimato su riforma costituzionale proposta dal Governo Letta

[06/09/2013] di Ferdinando Imposimato

Dalla Costituzione può dipendere la fortuna o la sfortuna di un popolo. Lo diceva Erodoto nelle sue storie 400 anni prima di Cristo. Ed esaltava la Costituzione di Sparta durata 400 anni, fattore di  potenza e ricchezza degli spartani.   Oggi, quella che si vuole fare da parte del Governo Letta, d'accordo con il condannato ex premier, è una riforma incostituzionale perché tende a cancellare  dopo appena 65 anni la nostra Costituzione , a partire  dall'art 138 che si vuole cambiare violando la Costituzione,   per  stravolgere subito tutto il resto. Eppure l'art 138   è uno dei pilastri   della Carta, che non può mai essere derogato, ma solo modificato   non come vogliono le larghe intese, ma secondo la procedura dello stesso art 138, col rispetto  dell'intervallo di almeno  tre  mesi  tra una approvazione e l'altra di ciascuna Camera,   intervallo che   dovrebbe   essere anche di un anno  o di due anni, o tre anni ,  specie di fronte a riforme  che riguardano il Parlamento ,  il Governo , il Presidente della Repubblica , il  bicameralismo,  e la magistratura, parti  importanti della Carta.  Nella  procedura  speciale   dell'art 138,  la  Costituzione italiana si differenzia dalle Costituzioni di Weimar in Germania ( 1919 - 1933),  e  prefascista in Italia,  che erano  flessibili  e  furono stravolte con facilità da Hitler e Mussolini   e portarono alla dittatura nei due paesi.  Le costituzioni flessibili possono essere cambiate da ogni maggioranza  a seconda delle convenienze  dei  capi e capetti. Vogliamo che la Costituzione resti rigida. La esigenza di un ampio intervallo  nasce dal fatto che le riforme costituzionali sono così complesse da richiedere tempo per la comprensione,  da parte dei cittadini  e dei riformatori , dei mutamenti che esse determinano nel sistema democratico. 
Ma noi non sappiamo quali sono le riforme, sappiamo solo che si vuole cambiare la normativa della II parte ,  sul Parlamento, sul Governo e sul Presidente della Repubblica e sulle Regioni e , temiamo,  anche  sulla magistratura.  Secondo Aristotele, quando la Costituzione è in pericolo ,  “quelli che si danno pensiero della Costituzione,  devono procurare motivi di timore, in modo che i cittadini stiano in guardia e non allentino la vigilanza  intorno alla Costituzione” (Aristotele Politica.Laterza Bari 2000, 175) . Orbene i cittadini e gli stessi parlamentari , lo ribadiamo,  non sanno nulla  del contenuto preciso delle riforme minacciate dal Governo: si fa credere che  risolverebbero la  crisi economica che affligge il Paese; ma così non è. La crisi  dipende dalla mancanza di volontà di fare le riforme giuste – riduzione privilegi dei politici, delle spese di Camere e Quirinale, controlli pubblici delle società partecipate, accordo per tassare i capitali all'estero, lotta all'evasione. Le riforme giuste possono essere varate rapidamente  facendo ricorso, in questo caso si, al voto di fiducia in base all'art 77 della Costituzione. La  riforma della seconda parte  della Costituzione,   approvata da spiriti eletti come Aldo  Moro, Piero Calamandrei , Giuseppe Dossetti e Palmiro Togliatti,  è finita  nelle mani di persone  “nominate”  dai segretari di partiti,  senza merito,  libertà di decisione   e   conoscenza del problema. La riforma  si presenta di estrema complessità, attenendo non solo alla procedura di approvazione ma anche  all'equilibrio dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario,  realizzato dai padri costituenti,  equilibri che  subirebbe un colpo  mortale  con l'annunciata riforma presidenziale. Moro, con intuizione profetica,  nell’aprile del 1948,  denunciò  il pericolo  « abbastanza  grave, che gruppi o individui, modificando la seconda parte  della Costituzione, fossero  indotti ad avversare   anche i principi  consacrati nella prima parte inerenti alla natura ed alla dignità della persona umana, principi che non dovrebbero mai  essere  oggetto di revisione costituzionale perché alterarli significherebbe condannarsi al ridicolo, al disordine, alla tragedia». «E' necessario che tutti gli uomini di buona volontà  siano concordi  nella difesa di quei principi». (A Moro scritti e discorsi 1940- 1947 ed cinque lune).
Noi abbiamo una buona Costituzione  che tutela i diritti inviolabili , al lavoro, alla scuola pubblica, alla giustizia indipendente,  alla salute , alla vita, che  si ispira al principio dell' eguaglianza delle condizioni  dei cittadini , intesa come eguale opportunità di  tutti i cittadini  di fare valere la propria persona nei vari campi dell'attività umana, in modo che  tutti siano «ugualmente forti e stimati», consentendo ai «piccoli di diventare grandi» ( Tocqueville ). Tale  eguaglianza esercita «una influenza prodigiosa sull'andamento della società» ( Tocqueville ). In Italia, questo principio affermato più volte dalla Costituzione, è di fatto violato dai governanti, poiché il nostro paese è afflitto da gravi ingiustizie sociali  che sono aumentate negli ultimi tempi.  Eppure la Costituzione afferma che è «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale , che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e  la piena partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione  di tutti i lavoratori  all'organizzazione politica economica e sociale  dello Stato». Ed è evidente che se un ex  Premier , che oggi vuole cambiare la Costituzione, omette di pagare   oltre trecento milioni di euro  che potrebbero andare alla realizzazione di servizi e di posti di lavoro per cittadini non abbienti, egli viola in modo clamoroso il principio di eguaglianza, (art 3) danneggiando lavoratori, disoccupati e giovani e il principio di solidarietà politica economica e sociale che è altro pilastro fondamentale  della nostra Carta  (art 2).
Piero Calamandrei mise in evidenza che ci sono leggi ingannatrici  che  apparentemente dicono una cosa ma in realtà ne vogliono un 'altra. Ed è questo, il caso della modifica dell'art 138 della Costituzione italiana.
Si vuole cambiare l'art 138 senza  specificare il contenuto del cambiamento che si vuole fare,    sicché l'art 138  viene derogato al buio , senza sapere in vista di quale modifica, anche se noi lo  sappiamo.    Intuiamo quali sono le controriforme.  Si vuole  stravolgere per sempre  la Costituzione  con  l'introduzione  del   Presidenzialismo o Semipresidenzialismo  e le modifiche di  ben 69 articoli  della II parte  ,  tra cui anche gli articoli  che riguardano la magistratura , riducendo i poteri del Parlamento che legifera su lavoro, scuola, eguaglianza sociale,  libertà, ambiente, programmazione economica ispirata alla utilità sociale . E questo    dopo che la stessa riforma  voluta da Berlusconi  e approvata nel 2003  fu  bocciata  dal referendum nel  giugno 2006. Quella riforma   aumentava i poteri del Primo Ministro, (potere di revoca dei ministri,  di dirigere la politica degli stessi non più coordinandola  ma determinandola;  di sciogliere  le Camere,  che spetta al Capo dello Stato) e fu considerata un attacco all'equilibrio dei poteri. Erodoto  ammoniva  che in democrazia  è necessario che «nessuno riesca a raggiungere una posizione troppo preminente», di cui sarebbe portato ad abusare. La Repubblica Presidenziale  si trasformerebbe  in regime, cioè nella  dittatura della maggioranza che governa nel disprezzo dell’opposizione, elemento cardine della democrazia. «Base delle Costituzione democratica è la libertà, fine di ogni democrazia. Una prova della libertà è nell’essere governati e nel governare, cioè l’alternanza dei governi. Nessun individuo può coprire due volte la stessa carica, le cariche sono di breve durata» (Aristotele). In questo alternarsi senza soste dei governi si realizza il continuo rinnovamento della democrazia.
Non   possiamo dimenticare, nel varare  la riforma semipresidenziale,  che presidenti del Consiglio sono stati, per  un trentennio, persone come Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Silvio Berlusconi, che hanno violato le regole della democrazia, o mantenendo rapporti con Cosa Nostra, o  ponendosi alla guida di organizzazioni illegittime, come Gladio, come  accertò la Commissione stragi di Gualtieri,  o ispirandosi  di fatto al  presidenzialismo  voluto dal capo della P2 Licio Gelli, nel suo progetto di rinascita  democratica. Con la Repubblica presidenziale, ci sarebbe il pericolo di regime,   una maggioranza che governa  senza consentire all'opposizione di diventare maggioranza, situazione  tanto più grave se la maggioranza o parte  di essa , come nel caso del Governo in carica,  è a sua volta  egemonizzata da una sola persona  che   fa le  leggi  a proprio esclusivo vantaggio. Invece ( Aristotele)  : “ base della democrazia è la libertà. Una prova della libertà consiste nell'essere governati e nel governare a turno, cioè nell'alternanza; la decisione della maggioranza è sovrana, ma nel rispetto dei diritti della opposizione”.  Chiediamo che  il  Capo dello Stato , primo garante della Carta,  difenda  la Costituzione  essendo in pericolo uno dei «principi supremi dell'ordinamento costituzionale», quello dell'equilibrio dei poteri (Corte Costituzionale) . 
Ricordiamo  che  il 25 novembre 2004,   il Presidente Giorgio  Napolitano ebbe a  dire ,  circa la riforma della Costituzione prevista dal disegno di legge  n 2544,  presentato  dal Governo Berlusconi  il 17 ottobre 2003  : «Si può dire che esistano ancora esigenze di rafforzamento  dei poteri del primo Ministro? Il modo in cui da parte della maggioranza  che ha vinto le elezioni  nel 2001 siano stati esercitati i suoi poteri e il modo in cui li ha  esercitati il Presidente del Consiglio (Berlusconi nda) ci ha convinto  che noi ci eravamo buttati in un'avventura ? (quando nella Commissione Bozzi , poi nella Commissione De Mita -iotti e  in quella D'Alema abbiamo sostenuto la necessità di rafforzare i poteri del primo Ministro?)» E   ammonì    « quale è la cultura costituzionale omogenea che sta dietro il disegno di legge (Berlusconi nda) approvato dal parlamento e credo che c'é qualche difficoltà a vederla» E aggiunse «Non sarà facile la battaglia per il rigetto  della riforma costituzionale del centro destra» ( G.Napolitano 25 novembre 2004 ass ex parlament ) . Quella riforma bocciata dall'allora presidente della Camera G Napolitano era identica a quella che si vuole fare oggi. Perfino Giulio  Andreotti si disse contrario ai «maggiori poteri del Presidente del Consiglio , se fossi Presidente del Consiglio limiterei i poteri proprio in previsione  che poi diventi Presidente del Consiglio uno che non mi piace (sic)» (Andreotti 25 novembre 2004  all'ass ex parlamentari ) E  il prof Giuliano  Vassalli  mise in evidenza «l'eccesso , per me sbalorditivo , di poteri che venivano attribuiti al Presidente del Consiglio dei Ministri, nei confronti della camera dei Deputati  i cui membri recalcitranti verrebbero esposti alla minaccia di scioglimento anticipato» (G Vassalli del 25 novembre 2004  all'associazione ex parlamentari ). Non si vede perchè il Pres Napolitano, che  nel 2006  votò contro la riforma della Costituzione del Governo Berlusconi , oggi sia a favore di questa riforma  uguale  e forse peggiore di  quella , riguardando il titolo I ( il Parlamento), il Titolo II, ( Presidente della Repubblica), il titolo III (  Governo) e il titolo V ( le regioni , le provincie e i comuni) , e le leggi costituzionali connesse , che potrebbero essere il titolo IV ( cioè la magistratura) e  VI (la Corte Costituzionale).
 Ma la cosa  grave è che si vuole  riformare la Costituzione,  posticipando la riforma della legge  elettorale ,  che invece dovrebbe essere approvata per prima , poiché vogliamo  rappresentanti eletti  con voto libero, uguale e personale e non scelti dai segretari dei partiti.
Nè possiamo essere tranquillizzati dal fatto che nel ddl  813 è  previsto sempre  il referendum ,  perchè  il maggiore interessato alla riforma, l'ex primo ministro  condannato a 4 anni, controlla tutte le TV , che sono in grado di influenzare il 75 % della popolazione che non legge il web.

In difesa della democrazia due sono le priorità assolute e indifferibili, di cui il Governo Letta continua a non parlare, con il silenzio del Colle: la legge sul conflitto di interessi, per consentire che «tutti i cittadini, uomini e donne, possano accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza», e, lo ribadiamo,  la riforma della legge elettorale, per eliminare lo sconcio di una legge che riconosce a un partito che raggiunge il 24-25 per cento dei voti di avere una maggioranza assoluta e di governare contro una opposizione del 75%.
Concludendo rifiutiamo l'idea che il  ddl costituzionale 813 cambi l'art 138  dimezzando al buio i tempi della doppia approvazione e con un solo voto   a leggi  costituzionali non omogenee che non possono essere votate insieme. La procedura corretta  da seguire  sarebbe di presentare  tanti distinti disegni di legge costituzionali, quante sono le riforme su Parlamento,  Governo e bicameralismo da approvare con due  deliberazioni  della camera ad intervallo non minore di tre mesi.  L'intervallo dovrebbe essere anche di sei mesi o un anno, in modo da avere la approvazione anche da parte del nuovo parlamento da eleggere con una nuova legge elettorale.
La Costituzione non è un arido elenco di articoli senza nome. Dietro ogni articolo della Costituzione ci sono giovani, giovani come voi,  caduti, caduti combattendo, giovani  che hanno dato la vita perché le parole giustizia e libertà venissero scolpite su questa Carta. Se qualcuno vi chiede dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne ove dei  giovani  furono fucilati, nei campi ove furono impiccati, nelle carceri ove furono torturati.   Laddove è morto un italiano per riscattare la  dignità del popolo italiano  andate lì col pensiero, o giovani, perché  lì è nata la nostra Costituzione. (Calamandrei)




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1. Difesa collettiva della Costituzione contro i demagoghi

2. Il conflitto d’interesse

3. La legge elettorale

4. La legge sui partiti

5. La pericolosità della riforma


Difesa collettiva della Costituzione contro i demagoghi